Siamo i ragazzi del progetto "una cultura di pace", un laboratorio già presente da cinque anni all'interno dell’Istituto Antonio Rosmini di Trento.
Il gruppo, che si ritrova solitamente il lunedì pomeriggio, prende in considerazione alcuni temi legati alla pace cercando di trasmettere l'idea che il concetto di pace debba partire prima da noi stessi e solo in seguito allargarsi verso gli altri.
Il tema conduttore di quest’anno è la mafia, un argomento di grande spessore sociale che ci ha permesso di
avvicinarci a questa realtà nella sua duplice forma: dalla parte della giustizia, sia attraverso le figure esemplari dei magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che quella del sacerdote rivoluzionario Pino Puglisi e dalla parte della criminalità andando a conoscere le realtà fittizie nelle quali la mafia prende piede.
Nel costruire questo percorso ci hanno aiutato le professoresse Mariachiara Mocellin e Maria Visintainer, che attraverso numerose proposte didattiche, ci hanno fatto arrivare fino a Roma con la visita a Montecitorio.
In questa occasione abbiamo avuto l’onore di incontrare la presidente della camera dei deputati Laura Boldrini che ci ha fatto un notevole discorso soffermandosi sui temi della democrazia e della libertà affermando che Il fondamento essenziale per una vera democrazia consiste nella partecipazione di tutti alla vita politica della propria nazione, questo vuol dire che tutti dobbiamo sentirci coinvolti in ciò che il governo fa o decide.
Invece, spesso prevale il disinteresse, l'abitudine, il "quieto vivere". Allora invece della partecipazione, mettiamo in atto il totale disimpegno.
Che la violenza produca giustizia è una pericolosa quanto mai diffusa illusione: in realtà, la violenza non produce giustizia perché uccide la libertà e produce solo insicurezza e paura. E l'insicurezza e la paura generano, come la storia ci insegna, il terrore. La paura, dunque, è la madre del potere assoluto, dello stato totalitario. E nello stato totalitario a decidere su ciò che è giusto e su ciò che è ingiusto è chi ha il potere assoluto, senza che si possa criticare.
Inoltre sostiene che le istituzioni democratiche sono il bene più prezioso di una comunità. Finché esse esistono, è possibile la critica da parte dei singoli e dei gruppi al fine di migliorare le istituzioni stesse. Finché esistono le istituzioni, tutto può essere criticato e migliorato, qualsiasi legge può essere abrogata o migliorata, qualsiasi proposta può essere discussa, corretta, perfezionata, accettata, respinta.
Insomma: finché esiste la libertà, incarnata e protetta dalle istituzioni, possiamo raggiungere anche la giustizia, cioè leggi sempre più giuste. Ma se crollano le istituzioni, crolla la libertà. E in un paese non libero, la giustizia non sarà più possibile, perché la critica, il dissenso, proposte alternative e pubblici controlli saranno proibiti.
Tornando all’inizio di questo percorso, come primo incontro abbiamo partecipato al concerto del gruppo “the sun” che non solo ha dato spettacolo delle loro doti musicali, ma hanno anche illustrato il loro percorso di crescita come gruppo e di ciò che hanno dovuto passare in maniera molto schietta e diretta.
Successivamente abbiamo dato un taglio più netto al nostro approfondimento che potesse concernere i vari aspetti della mafia. Con un attenzione più specifica in merito al tema abbiamo quindi partecipato ad attività strettamente collegate alla mafia prima fra tutte, ma solo cronologicamente, è stato lo spettacolo intitolato “U Parrinu” di Christian Di Domenico che ci ha portato la storia della sua amicizia con Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia.
Un altro progetto che abbiamo svolto, in prima persona, quest’anno è stato la realizzazione di uno spettacolo teatrale, nato da una nostra idea tratta dalla lettura del libro “La giusta parte” di Alessandro Gallo, che, con l’aiuto dell’esperta Ilaria Andaloro, abbiamo messo in scena.
A supporto di queste attività abbiamo visto dei film quali “Alla luce del sole” di Roberto Faenza e la lettura di un altro testo letterario di Alessandro D’Avenia intitolato “Ciò che inferno non è” oltre ad una ricerca dettagliata dei personaggi che andavamo ad analizzare dunque sui magistrati Falcone e Borsellino e sul sacerdote Puglisi.
Questo è stato il nostro percorso per quest’anno.
i ragazzi del gruppo pace
Il gruppo, che si ritrova solitamente il lunedì pomeriggio, prende in considerazione alcuni temi legati alla pace cercando di trasmettere l'idea che il concetto di pace debba partire prima da noi stessi e solo in seguito allargarsi verso gli altri.
Il tema conduttore di quest’anno è la mafia, un argomento di grande spessore sociale che ci ha permesso di
avvicinarci a questa realtà nella sua duplice forma: dalla parte della giustizia, sia attraverso le figure esemplari dei magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che quella del sacerdote rivoluzionario Pino Puglisi e dalla parte della criminalità andando a conoscere le realtà fittizie nelle quali la mafia prende piede.
Nel costruire questo percorso ci hanno aiutato le professoresse Mariachiara Mocellin e Maria Visintainer, che attraverso numerose proposte didattiche, ci hanno fatto arrivare fino a Roma con la visita a Montecitorio.
In questa occasione abbiamo avuto l’onore di incontrare la presidente della camera dei deputati Laura Boldrini che ci ha fatto un notevole discorso soffermandosi sui temi della democrazia e della libertà affermando che Il fondamento essenziale per una vera democrazia consiste nella partecipazione di tutti alla vita politica della propria nazione, questo vuol dire che tutti dobbiamo sentirci coinvolti in ciò che il governo fa o decide.
Invece, spesso prevale il disinteresse, l'abitudine, il "quieto vivere". Allora invece della partecipazione, mettiamo in atto il totale disimpegno.
Che la violenza produca giustizia è una pericolosa quanto mai diffusa illusione: in realtà, la violenza non produce giustizia perché uccide la libertà e produce solo insicurezza e paura. E l'insicurezza e la paura generano, come la storia ci insegna, il terrore. La paura, dunque, è la madre del potere assoluto, dello stato totalitario. E nello stato totalitario a decidere su ciò che è giusto e su ciò che è ingiusto è chi ha il potere assoluto, senza che si possa criticare.
Inoltre sostiene che le istituzioni democratiche sono il bene più prezioso di una comunità. Finché esse esistono, è possibile la critica da parte dei singoli e dei gruppi al fine di migliorare le istituzioni stesse. Finché esistono le istituzioni, tutto può essere criticato e migliorato, qualsiasi legge può essere abrogata o migliorata, qualsiasi proposta può essere discussa, corretta, perfezionata, accettata, respinta.
Insomma: finché esiste la libertà, incarnata e protetta dalle istituzioni, possiamo raggiungere anche la giustizia, cioè leggi sempre più giuste. Ma se crollano le istituzioni, crolla la libertà. E in un paese non libero, la giustizia non sarà più possibile, perché la critica, il dissenso, proposte alternative e pubblici controlli saranno proibiti.
Tornando all’inizio di questo percorso, come primo incontro abbiamo partecipato al concerto del gruppo “the sun” che non solo ha dato spettacolo delle loro doti musicali, ma hanno anche illustrato il loro percorso di crescita come gruppo e di ciò che hanno dovuto passare in maniera molto schietta e diretta.
Successivamente abbiamo dato un taglio più netto al nostro approfondimento che potesse concernere i vari aspetti della mafia. Con un attenzione più specifica in merito al tema abbiamo quindi partecipato ad attività strettamente collegate alla mafia prima fra tutte, ma solo cronologicamente, è stato lo spettacolo intitolato “U Parrinu” di Christian Di Domenico che ci ha portato la storia della sua amicizia con Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia.
Un altro progetto che abbiamo svolto, in prima persona, quest’anno è stato la realizzazione di uno spettacolo teatrale, nato da una nostra idea tratta dalla lettura del libro “La giusta parte” di Alessandro Gallo, che, con l’aiuto dell’esperta Ilaria Andaloro, abbiamo messo in scena.
A supporto di queste attività abbiamo visto dei film quali “Alla luce del sole” di Roberto Faenza e la lettura di un altro testo letterario di Alessandro D’Avenia intitolato “Ciò che inferno non è” oltre ad una ricerca dettagliata dei personaggi che andavamo ad analizzare dunque sui magistrati Falcone e Borsellino e sul sacerdote Puglisi.
Questo è stato il nostro percorso per quest’anno.
i ragazzi del gruppo pace